Ecco la strategia adottata dagli Istituti di credito per fronteggiare la crisi.

Banche a caccia di mutuari. Da finanziare per importi che vanno oltre l'80% del valore d'acquisto dell'immobile.

Banche a caccia di mutuari. Da finanziare per importi che vanno oltre l'80% del valore d'acquisto dell'immobile.
Potrebbe sembrare paradossale. A fronte soprattutto delle difficoltà che vaste fasce di famiglie italiane hanno avuto per accedere ai prestiti per la casa durante la crisi finanziaria. E che, in parte, continuano a incontrare anche ora. Eppure la realtà - stando all'intervista a Stefano Rossini, a.d. di MutuiSupermarket.it, riportata da Il Sole 24 ore - è proprio questa.
Come sottolineato da Rossini, infatti, si sta assistendo a un «ritorno di interesse per l’offerta di mutui di acquisto che vanno a finanziare oltre l’80% del valore dell’immobile oggetto di acquisto». Questo perchè per fronteggiare una domanda in contrazione, tra le leve a disposizione degli istituti di credito - divenuta quella del prezzo (ossia dello spread praticato su Euribor o Irs) poco appetibile visti i livelli limite raggiunti - restano pubblicità e promozione, incentivazione dei canali distributivi, miglioramento dei processi di vendita e istruttoria, ma soprattutto l’estensione della gamma di prodotto e l’allargamento delle politiche di credito.
Il riferimento va ai prodotti a elevata percentuale di intervento o loan-to-value (Ltv), categoria molto popolare negli anni del boom tanto da valere circa il 15% degli erogati e successivamente ridimensionata fino attorno al 4-6% per via della sua maggior rischiosità. Ma che adesso sembra riprendere un certo vigore, alla luce della nuova fase di mercato e dei dati incoraggianti su crescita e occupazione.
«Non è un caso infatti se negli ultimi trimestri da un valore medio oscillante attorno al 62-64% il loan-to-value medio sia progressivamente di nuovo risalito a livelli superiori al 70%», nota ancora Rossini, che indica Cariparma, Mps, Intesa Sanpaolo e Bnl fra i più attivi su questo segmento, talvolta anche con prodotti a tasso variabile con cap. Al momento le banche sembrano voler aggredire soprattutto la fascia di prodotti che finanzia una quota compresa fra l’80% e il 90%, che storicamente presenta tassi di default ancora relativamente accettabili e attorno al 2 per cento.
«Non è un caso infatti se negli ultimi trimestri da un valore medio oscillante attorno al 62-64% il loan-to-value medio sia progressivamente di nuovo risalito a livelli superiori al 70%», nota ancora Rossini, che indica Cariparma, Mps, Intesa Sanpaolo e Bnl fra i più attivi su questo segmento, talvolta anche con prodotti a tasso variabile con cap. Al momento le banche sembrano voler aggredire soprattutto la fascia di prodotti che finanzia una quota compresa fra l’80% e il 90%, che storicamente presenta tassi di default ancora relativamente accettabili e attorno al 2 per cento.
E mirano in particolare a quei privati o famiglie che hanno sì merito creditizio (per tipo di contratto di lavoro, anzianità lavorativa e redditi mensili netti) ma non possono fare affidamento su risparmi accumulati negli anni o su aiuti esterni per coprire quel minimo del 20% del valore dell’immobile (pari a 42mila euro, visto che il valore medio dell’abitazione offerta in garanzia per il mutuo è di 210mila euro) in modo da avere accesso alle offerte standard.
Si tratta quindi di una sorta di «rischio calcolato» per gli istituti di credito, che ancora si avventurano mal volentieri su percentuali di finanziamento oltre il 90%, proprio perché oltre tali livelli la probabilità di non essere rimborsati cresce in misura rilevante. E che in ogni caso viene ben remunerato da parte del cliente sotto forma di spread, che secondo le rilevazioni di MutuiSupermarket.it sono mediamente più elevati di 40 punti base per i variabili e di 100 punti per i fissi rispetto a quelli praticati sulle offerte con Ltv «normale». Per molti insomma, ma comunque non per tutti.